....DA
UN'INTERVISTA al CORRIERE della SERA Aprile 2002
Come
ha iniziato a fare questo mestiere?
"Un po' per passione, un po' per esigenza. Quando,
a 21 anni, ho lasciato la Marina per stare con mia
moglie si è posto il problema di come mantenerci.
Durante gli studi avevo lavorato un po' come garzone in
un negozio di barbiere, ma non mi piaceva. Invece ero
affascinato dai cantastorie, l'idea di strimpellare per
le strade mi stimolava e per di più me la cavavo anche
abbastanza bene con la chitarra, così ho iniziato a
esibirmi nelle piazze".
Quando
si è trasferito a Milano?"Alla fine degli anni Sessanta. Tutti mi dicevano
che al nord si guadagnava di più perché la gente aveva
più soldi".
Ha
avuto difficoltà a crearsi un nuovo pubblico?
"Inizialmente sì, perché cantavo in siciliano. Ma
anche perché i controlli dei vigili erano più severi
che dalle mie parti".
Com'è
riuscito a superare questi ostacoli?
"Ho provato a cantare in napoletano, inserendo nel
mio repertorio canzoni più impegnate, come quelle sulla
Resistenza. E ha funzionato: hanno iniziato a propormi
di andare a esibirmi fuori dalle fabbriche, durante
l'intervallo. Ho accettato e ho cominciato a fare
canzoni di protesta, questa volta in italiano,
esprimendo le angosce degli operai, dando voce alle loro
esigenze. Di lì a poco il PCI ha iniziato a invitarmi
nei circoli e ai festival dell'Unità, così ho lasciato
la strada. Mi sono anche iscritto al partito, ma poi le
cose sono cambiate".
Ovvero?
"Mi sono reso conto di essere diventato strumento
di una forza politica, non potevo più dire quello che
volevo, venivo "rimproverato" se mi dichiaravo
contrario alla linea del partito, per cui me ne sono
andato".
Ed
è tornato in strada?
"Ho provato, ma ormai avevo perso gran parte del
mio pubblico, per cui ho rinunciato e ho preso la
licenza da tassista. Poi, dato che molti clienti mi
riconoscevano e mi chiedevano come mai avessi smesso di
suonare, ho ricominciato a esibirmi: mettevo la chitarra
nel baule della macchina e verso mezzogiorno andavo in
piazza San Babila a cantare. Parlavo di fatti di
attualità, trattando argomenti seri e meno seri, dalla
strage di piazza Fontana al caso Maradona fino
all'entrata in Parlamento di Cicciolina. La gente si
fermava ad ascoltarmi, tanto che ho ricominciato a fare
il cantastorie a tempo pieno".
Come
nascono i suoi spettacoli?
"Leggo vari quotidiani al giorno e se ci sono
notizie interessanti ci scrivo su una canzone e preparo
un "fotocartellone" che racconti l'accaduto,
proprio come facevano i miei colleghi di una
volta".
Dunque
è anche pittore?
"Sì, i fotocartelloni li dipingo io, ma quando non
ho tempo faccio dei collage con i vari articoli di
giornale".
Un
artista a tutto tondo...
"La caratteristica principale del "contafatti"
è di essere cantante, musicista, poeta, oratore,
comico, pittore allo stesso tempo. Io incido anche i
miei dischi da solo!".
Qual'è
la sua missione?
"Liberare le notizie dai commenti, dalla confezione
in cui vengono impacchettate dai media".
I
suoi testi, però, sono esplicitamente di parte, anche
lei li confeziona a suo modo.
"Certo, non pretendo di essere neutrale, ma cerco
di far ragionare le persone su ciò che accade nel
mondo, magari mettendo in luce aspetti che i media
cercano di oscurare o presentando i fatti da un punto di
vista differente, più critico. Io sto dentro la
notizia, faccio giornalismo cantato, ma la differenza
tra me e un giornalista è che io non devo rendere conto
a nessuno di ciò che dico, non ho padroni. Ora canto
contro Berlusconi, ma in passato ho cantato anche contro
D'Alema".
Per
questo ha dichiarato di aver anticipato Moretti?
"Sì, le cose che lui ha detto alla sinistra ora,
io le avevo già dette quando la sinistra era al
potere".
In
effetti i suoi testi sono molto duri, spesso impopolari.
Non ha paura delle reazioni del pubblico?
"E' un rischio che fa parte del mestiere. Ma di
solito la selezione del pubblico avviene da sé".
Come
reagisce chi non concorda con ciò che canta?
"Di solito se ne va con indifferenza o al massimo
mandandomi a quel paese. Qualche volta scoppia un
battibecco, per esempio l'altra settimana un signore mi
ha detto che parlare male di Berlusconi è reato perché
è il presidente del Consiglio. Io gli ho risposto di
denunciarmi pure, che ne avrei risposto in
tribunale".
Del
resto non sarebbe la prima volta che la portano di
fronte a un giudice. Negli anni '70 ha subìto un
processo per il brano "Lamento per la morte di
Giorgio Pinelli".
"Sì, ma ha vinto la libertà di espressione: mi
hanno assolto".
E
nel mese di febbraio Silvio Berlusconi ha firmato
un'istanza in cui lo ha accusato di "vendere
materiale diffamatorio, altresì arringando i numerosi
presenti con ulteriori diffamatorie prospettazioni".
"Non solo, mi ha definito pericoloso per l'ordine
pubblico, sostenendo che durante uno dei miei ultimi
spettacoli è scoppiata una rissa durante la quale è
rimasta ferita una persona. Peccato che quella persona
fossi io".
E
ora? Come procede la vicenda?
"Non è accaduto più nulla e sinceramente spero
che la polemica si chiuda qui. Ma nel caso dovesse
arrivare una denuncia, sono pronto a manifestare.
Nonostante sappia benissimo che se mai decidessero di
togliermi il permesso di cantare, sarebbe difficile
riuscire a riaverlo".
E'
preoccupato per la sua sorte?
"In un'intervista al Corriere della Sera il
vicesindaco De Corato ha dichiarato di voler rendere
più vivibile e dignitosa piazza del Duomo, anche
attraverso il trasferimento degli artisti di strada in
altre zone della città. Non ha fatto il mio nome, ma
questo non significa che non pensasse anche a me,
anzi".
Anche
se continuasse a suonare, non pensa che la figura del
cantastorie sia comunque destinata a scomparire?
"Probabilmente. Il cantastorie è nato con l'uomo.
In qualsiasi comunità c'è sempre stato qualcuno col
compito di raccontare ciò che stava accadendo
all'interno della stessa, ma ora questa funzione è
svolta dai media. Fino a 30 anni fa erano ancora in
molti ad ascoltarci, soprattutto nel Sud, dove,
nonostante la diffusione della stampa, gli analfabeti
erano più numerosi che al Nord, per cui i giornali
erano letti da una minoranza. Oggi purtroppo siamo
sorpassati".
Eppure
a lei il pubblico non manca.
"Credo che sia perché i testi delle mie canzoni si
riferiscono a fatti di attualità. Rinnovo continuamente
il mio repertorio aggiungendo di giorno in giorno nuovi
brani. Ultimamente è successo per l'elezione di
Berlusconi, per l'assassinio di Biagi, per la guerra in
Palestina, per lo sciopero generale del 16 aprile".
E
musicalmente a chi si ispira?
"A Claudio Villa, alla canzone napoletana...
Appartengo alla tradizione del folk melodico".
Ha
anche aperto un sito Internet, www.trincale.com.
Come mai?
"Perché, che piaccia o meno, se non si sta al
passo con lo sviluppo tecnologico si rischia di restare
emarginati. Tra l'altro grazie al sito, che ho costruito
tutto da solo e che aggiorno settimanalmente, sono
riuscito a entrare in contatto con molti giovani. Mi
scrivono in tantissimi".
Qual'è
l'aspetto più bello del suo mestiere?
"Il contatto col pubblico. A volte aspetto anche
mezz'ora prima che qualcuno venga ad ascoltarmi, ma
arriva sempre il momento magico in cui si ferma una
persona, poi un'altra, poi un'altra ancora...".
Un
sogno nel cassetto?
"Trovare una casa discografica abbastanza aperta da
pubblicare i miei dischi. Ma non accetto censure".