I MIEI CONCERTI

IL 1 MAGGIO 2005 FRANCO TRINCALE , eseguendo le sue canzoni di lotta nel contesto della Festa dei Lavoratori, in piazza Duomo, a Milano, ha annunciato il suo definitivo ritiro dalla PIAZZA FISICA....."i medici che mi curano, dicono, che la carica eccezionale e la forza che riesco ad avere quanto canto le mie ballate, superano quello che è la sopportazione del mio fisico, e questo è pericoloso, con l'ictus che ho avuto due anni addietro, insomma devo smettere...

Cari Amici, cari Compagni che mi avete seguito fin qui, non so, quando e se ci rivedremo.

GRAZIE a TUTTI 

Franco Trincale    Milano  8 Maggio 2005

VISITATE IL MIO ARCHIVIO STORICO 

 

Recente concerto- 27-Ag.2005- tenuto a La Locle-nel cantone francese della Svizzera

..... meno male che ero al coperto (io, e Leonello il presentatore-traduttore)

il pubblico ,purtroppo in pochi, era sotto gli ombrelli.....

 

 

 

 

 

PREMIO NAZIONALE del M.E.I

 

10 Novembre 2003 ho tenuto una relazione, con intervento "musicale" all'Università degli Studi La Statale di

 

 MIlano sulla libertà di espressione del LIBERO PENSIERO

 

     

 

 

 

 

 

 

29 Novembre 2003 a FAENZA  mi è stato consegnato il premio speciale per il VALOR dell'IMPEGNO

 

 SOCIALE e POLITICO-

 

 

 

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ISTITUTO COMPRENSIVO scuole medie di UBOLDO (MI) 31 Genn.2004

 

 

 

 

....DA UN'INTERVISTA al  CORRIERE della SERA Aprile 2002

 

Come ha iniziato a fare questo mestiere?
"Un po' per passione, un po' per esigenza. Quando, a 21 anni, ho lasciato la Marina per stare con mia moglie si è posto il problema di come mantenerci. Durante gli studi avevo lavorato un po' come garzone in un negozio di barbiere, ma non mi piaceva. Invece ero affascinato dai cantastorie, l'idea di strimpellare per le strade mi stimolava e per di più me la cavavo anche abbastanza bene con la chitarra, così ho iniziato a esibirmi nelle piazze".

Quando si è trasferito a Milano?"Alla fine degli anni Sessanta. Tutti mi dicevano che al nord si guadagnava di più perché la gente aveva più soldi".

Ha avuto difficoltà a crearsi un nuovo pubblico?
"Inizialmente sì, perché cantavo in siciliano. Ma anche perché i controlli dei vigili erano più severi che dalle mie parti".

Com'è riuscito a superare questi ostacoli?
"Ho provato a cantare in napoletano, inserendo nel mio repertorio canzoni più impegnate, come quelle sulla Resistenza. E ha funzionato: hanno iniziato a propormi di andare a esibirmi fuori dalle fabbriche, durante l'intervallo. Ho accettato e ho cominciato a fare canzoni di protesta, questa volta in italiano, esprimendo le angosce degli operai, dando voce alle loro esigenze. Di lì a poco il PCI ha iniziato a invitarmi nei circoli e ai festival dell'Unità, così ho lasciato la strada. Mi sono anche iscritto al partito, ma poi le cose sono cambiate".

Ovvero?
"Mi sono reso conto di essere diventato strumento di una forza politica, non potevo più dire quello che volevo, venivo "rimproverato" se mi dichiaravo contrario alla linea del partito, per cui me ne sono andato".

Ed è tornato in strada?
"Ho provato, ma ormai avevo perso gran parte del mio pubblico, per cui ho rinunciato e ho preso la licenza da tassista. Poi, dato che molti clienti mi riconoscevano e mi chiedevano come mai avessi smesso di suonare, ho ricominciato a esibirmi: mettevo la chitarra nel baule della macchina e verso mezzogiorno andavo in piazza San Babila a cantare. Parlavo di fatti di attualità, trattando argomenti seri e meno seri, dalla strage di piazza Fontana al caso Maradona fino all'entrata in Parlamento di Cicciolina. La gente si fermava ad ascoltarmi, tanto che ho ricominciato a fare il cantastorie a tempo pieno".

Come nascono i suoi spettacoli?
"Leggo vari quotidiani al giorno e se ci sono notizie interessanti ci scrivo su una canzone e preparo un "fotocartellone" che racconti l'accaduto, proprio come facevano i miei colleghi di una volta".

Dunque è anche pittore?
"Sì, i fotocartelloni li dipingo io, ma quando non ho tempo faccio dei collage con i vari articoli di giornale".

Un artista a tutto tondo...
"La caratteristica principale del "contafatti" è di essere cantante, musicista, poeta, oratore, comico, pittore allo stesso tempo. Io incido anche i miei dischi da solo!".

Qual'è la sua missione?
"Liberare le notizie dai commenti, dalla confezione in cui vengono impacchettate dai media".

I suoi testi, però, sono esplicitamente di parte, anche lei li confeziona a suo modo.
"Certo, non pretendo di essere neutrale, ma cerco di far ragionare le persone su ciò che accade nel mondo, magari mettendo in luce aspetti che i media cercano di oscurare o presentando i fatti da un punto di vista differente, più critico. Io sto dentro la notizia, faccio giornalismo cantato, ma la differenza tra me e un giornalista è che io non devo rendere conto a nessuno di ciò che dico, non ho padroni. Ora canto contro Berlusconi, ma in passato ho cantato anche contro D'Alema".

Per questo ha dichiarato di aver anticipato Moretti?
"Sì, le cose che lui ha detto alla sinistra ora, io le avevo già dette quando la sinistra era al potere".

In effetti i suoi testi sono molto duri, spesso impopolari. Non ha paura delle reazioni del pubblico?
"E' un rischio che fa parte del mestiere. Ma di solito la selezione del pubblico avviene da sé".

Come reagisce chi non concorda con ciò che canta?
"Di solito se ne va con indifferenza o al massimo mandandomi a quel paese. Qualche volta scoppia un battibecco, per esempio l'altra settimana un signore mi ha detto che parlare male di Berlusconi è reato perché è il presidente del Consiglio. Io gli ho risposto di denunciarmi pure, che ne avrei risposto in tribunale".

Del resto non sarebbe la prima volta che la portano di fronte a un giudice. Negli anni '70 ha subìto un processo per il brano "Lamento per la morte di Giorgio Pinelli".
"Sì, ma ha vinto la libertà di espressione: mi hanno assolto".

E nel mese di febbraio Silvio Berlusconi ha firmato un'istanza in cui lo ha accusato di "vendere materiale diffamatorio, altresì arringando i numerosi presenti con ulteriori diffamatorie prospettazioni".
"Non solo, mi ha definito pericoloso per l'ordine pubblico, sostenendo che durante uno dei miei ultimi spettacoli è scoppiata una rissa durante la quale è rimasta ferita una persona. Peccato che quella persona fossi io".

E ora? Come procede la vicenda?
"Non è accaduto più nulla e sinceramente spero che la polemica si chiuda qui. Ma nel caso dovesse arrivare una denuncia, sono pronto a manifestare. Nonostante sappia benissimo che se mai decidessero di togliermi il permesso di cantare, sarebbe difficile riuscire a riaverlo".

E' preoccupato per la sua sorte?
"In un'intervista al Corriere della Sera il vicesindaco De Corato ha dichiarato di voler rendere più vivibile e dignitosa piazza del Duomo, anche attraverso il trasferimento degli artisti di strada in altre zone della città. Non ha fatto il mio nome, ma questo non significa che non pensasse anche a me, anzi".

Anche se continuasse a suonare, non pensa che la figura del cantastorie sia comunque destinata a scomparire?
"Probabilmente. Il cantastorie è nato con l'uomo. In qualsiasi comunità c'è sempre stato qualcuno col compito di raccontare ciò che stava accadendo all'interno della stessa, ma ora questa funzione è svolta dai media. Fino a 30 anni fa erano ancora in molti ad ascoltarci, soprattutto nel Sud, dove, nonostante la diffusione della stampa, gli analfabeti erano più numerosi che al Nord, per cui i giornali erano letti da una minoranza. Oggi purtroppo siamo sorpassati".

Eppure a lei il pubblico non manca.
"Credo che sia perché i testi delle mie canzoni si riferiscono a fatti di attualità. Rinnovo continuamente il mio repertorio aggiungendo di giorno in giorno nuovi brani. Ultimamente è successo per l'elezione di Berlusconi, per l'assassinio di Biagi, per la guerra in Palestina, per lo sciopero generale del 16 aprile".

E musicalmente a chi si ispira?
"A Claudio Villa, alla canzone napoletana... Appartengo alla tradizione del folk melodico".

Ha anche aperto un sito Internet, www.trincale.com. Come mai?
"Perché, che piaccia o meno, se non si sta al passo con lo sviluppo tecnologico si rischia di restare emarginati. Tra l'altro grazie al sito, che ho costruito tutto da solo e che aggiorno settimanalmente, sono riuscito a entrare in contatto con molti giovani. Mi scrivono in tantissimi".

Qual'è l'aspetto più bello del suo mestiere?
"Il contatto col pubblico. A volte aspetto anche mezz'ora prima che qualcuno venga ad ascoltarmi, ma arriva sempre il momento magico in cui si ferma una persona, poi un'altra, poi un'altra ancora...".

Un sogno nel cassetto?
"Trovare una casa discografica abbastanza aperta da pubblicare i miei dischi. Ma non accetto censure".

Nella Foto: il Cantastorie mentre si esibisce a STOCCOLMA per L'ISTITUTO di CULTURA ITALIANO

 

 

 

                   

 

 

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